Grafologia Peritale: Metodologia

Da tempo immemorabile e per convincimento comune si attribuisce alla scrittura manuale e, in particolare, alla firma altissimo valore identificatorio formalmente riconosciuto dalle legislazioni vigenti in tutti gli stati del mondo.

E’ un dato di fatto obiettivo e notorio ormai che ogni scrittura E’ CERTAMENTE ESPRESSIONE DI IMPULSI NEURO-MOTORI che, per la stessa unità ed inscindibilità del complesso psicosomatico della persona umana, costituisce la proiezione sulla carta delle caratteristiche psichiche, funzionali e antropologiche del soggetto scrivente.

I confronti grafici ed i relativi pareri dei consulenti tecnici si fondano sul principio generale ed indiscutibile dell’INDIVIDUALITA’ DELLA SCRITTURA, nonchè sulle leggi a suo tempo formulate da Pierre Humbert, Robert Saudek, Crepiux-Jamin e in particolare, dal francese Edmonde Solange Pellat

a) Il gesto grafico è sotto l’influenza immediata del cervello e parte dal centro del linguaggio verbigrafico (sfere di Broca – Wernicke – Naunyn ed Exner, cioè dal centro della parola vista, udita, pensata, parlata e, infine, scritta);
b) quando si scrive l’io è in azione, ma in modo pressoché inconscio;
c) chi scrive in circostanze sfavorevoli o difficili o in posizione scomoda traccia istintivamente le forme grafiche che sono per lui più consuete o più semplici.

Nelle varie manoscritture, siano esse spontanee, imitate o dissimulate, a parte i connotati grafici salienti d’indole generale (dimensione, forma, direzione, pressione, andatura, pendenza, etc.), risulta determinante cogliere soprattutto i “tratti tipici individuali”, cioè quegli elementi rarissimi e singolari che raggiungono una speciale forza coattiva, sia per profonde spinte psicologiche soggettive che hanno deformato il convenzionale modello scolastico calligrafico e sia per la libera scelta di uno stile distinto (congeniale), sui generis e quindi organizzato in funzione del proprio Io.

Tali elementi speciali con l’abitudine ripetitiva si trasformano nella zona subcorticale in riflessi condizionati (o acquisiti) ed atteggiamenti automatizzati che poi s’innestano sui gesti mimici naturali che costituiscono la loro base biologica ed organica.

Una volta avvenuta la fusione con questi ultimi TRATTI-GESTUALI, nella sintesi unitaria del carattere-comportamento congenito e del temperamento-atteggiamento acquisito, lo scrivente non è più in grado di modificarli.
Egli può volontariamente diversificare la propria grafia abituale ma per farlo deve concentrare la sua “attenzione” e quindi sostenere una “ipertensione” per un certo tempo.

Elaborerà così un tracciato grafico alterato apparentemente nuovo e differente dal proprio, vale a dire studiato ed artificiale.
Praticamente però è difficile mantenere con continuità “attenzione” ed “ipertensione nervosa” per mascherare lo stile grafico individuale.
Ma oltre un certo limite lo scrivente si stanca, l’attenzione e l’ipertensione diminuiscono per cui i sopracitati gesti grafici, occultati o minimizzati, essendo personalizzati ed automatizzati da lungo tempo riescono a sfuggire al controllo corticale per quanto forte possa essere e, quindi, prima o poi, riaffiorano ineluttabilmente.
Grazie a questi “contrassegni” individuali è possibile riconoscere la grafia o la firma di uno scrivente “sua manu” distinguendola da quelle altrui simulate e/o dissimulate.

Il “modus scribendi e firmandi”, pertanto, acquista un suo valore individualizzante, invariabile ed inconfondibile che può essere paragonato a quello che assumono le impronte digitali nella “differenziazione” ed “identificazione” delle persone.
Orbene come non esistono due individui che hanno le stesse impronte digitali così non esistono due individui che abbiano una serie consistente, persistente e coerente di “tratti gestuali” personali in comune, cioè la stessa serie di impulsi psicomotori scriventi uguali.

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